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L’olio d’oliva ha una scadenza? Entro quando va consumato?


olio oliva scadenzaL’olio d’oliva è uno degli alimenti principali della dieta mediterranea e, per noi amanti di cucina, un ingrediente semplicemente irrinunciabile.

Chi ne fa un uso frequente lo acquista in genere in cisterne o damigiane, comprandone grandi quantità e poi conservandole nel modo opportuno. Entro quando però va consumato questo olio? Ha una data di scadenza? C’è un limite oltre il quale non è più possibile consumarlo in sicurezza?

Cercheremo di rispondere a questo e ad altri quesiti in un articolo che chi ama la buona cucina dovrebbe mandare a memoria.

12 mesi, massimo 18

Un vecchio adagio recita <<vino vecchio, olio nuovo>> a sottolineare la profonda differenza tra questi due prodotti. Se il primo infatti può, in determinate condizioni, essere invecchiato e migliorato, il secondo andrebbe invece consumato quasi fresco e comunque mai oltre i 18 mesi dalla produzione.


L’olio d’oliva infatti tende a perdere le sue caratteristiche organolettiche (quindi colore, sapore, acidità e via dicendo) a partire dal primo anno successivo alla produzione, e oltre il limite dei 18 mesi il prodotto non dovrebbe essere più consumato, perché ormai diventato lontano parente dello straordinario prodotto che era in principio.

L’olio extravergine vecchio fa male?

No, non fa male, tant’è che fino a pochi anni fa (prima della UE per intenderci) le conserve a base d’olio d’oliva extravergine si consumavano anche dopo qualche anno dalla produzione.

L’olio non fa male, anche se ha superato i 18 mesi, ma perde molte delle sue proprietà e dei suoi sapori, diventando un prodotto scadente e che non merita l’attenzione di chi ama cucinare e mangiare bene.

Se ne fosse rimasto in dispensa meglio smaltirlo, soprattutto se ci teniamo al gusto dei nostri piatti.

Olio da supermercato: la scadenza non la racconta giusta

Curiosa è la situazione degli oli d’oliva da supermercato, dato che la normativa europea permette dei strani giochini che possono mantenere sul mercato un prodotto che non dovrebbe essere, in una situazione normale, destinato alla vendita.

La normativa parla infatti di una scadenza da apporre al momento dell’imbottigliamento e non al momento della produzione, il che permette ai produttori di guadagnare qualche mese. Facciamo l’esempio di un produttore che mantiene l’olio stoccato per 3 mesi, per poi imbottigliarlo. La bottiglia riporterà una data di scadenza ultima che indicherà in totale 21 mesi dalla produzione, ben oltre il limite massimo entro il quale l’olio conserva inalterato il suo sapore.

Come si altera l’olio

Non stiamo parlando di un prodotto stabile, stiamo parlando di un prodotto che subisce ossidazioni e trasformazioni e che cambia (e di molto) il suo sapore dopo il periodo che abbiamo indicato. Il sapore dell’EVO ad esempio tende a diventare più acido, quasi metallico, se non addirittura con note decise di muffa, segno che il prodotto è ormai inutilizzabile e deve essere smaltito il prima possibile.

Alcuni produttori si ostinano a ripetere che l’olio può essere consumato entro i 3 anni, ma la verità è che già dopo 18 mesi nessun amante della cucina si offrirebbe di utilizzare un evo.

 

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